Ricordando il calendario dell'avvento
Pubblicato da Rosaria Palmieri in Articoli 2024 · Lunedì 16 Dic 2024 · 2:45
Giorni addietro, dai social, mi è giunta sul cellulare la foto di una pagina di giornale, sul quale c’era un articolo scritto da una nonna di Milano.
La signora faceva notare che, come aveva fatto con i propri figli, anche al nipote più piccolo, voleva proporre il calendario dell’Avvento. Con entusiasmo si è recata
in una cartolibreria e, non avendolo trovato, ne ha consultate altre, ma nessuna di esse era fornita del calendario con Gesù Bambino.
Ha pensato di rivolgersi alle librerie cattoliche, il risultato è stato negativo. In tutte le vetrine, scrive la signora: “fila di libri sul Natale, ma non uno con Maria
e Giuseppe, la capanna, i Magi”. La nonna continua la ricerca su Web, trova tanti calendari dell’Avvento, ma tutti nella nuova versione: babbi, gnomi e in ogni casella una caramella, cioccolatino veri.
Questa testimonianza ha scioccato anche me, ho ricordato gli anni in cui ho acquistato anch’io il calendario dell’Avvento per presentarlo ai bambini della mia sezione, della
scuola in cui lavoravo. Ogni giorno veniva aperta una casella, nella quale era rappresentata un’immagine iniziando dall’Annunciazione fino a giungere alla capanna di Betlemme.
Il racconto narrato dalla maestra, inerente alla figura rappresentata in quel giorno, nella casella, stimolava dialogo, creatività con il disegno, drammatizzazione, socializzazione,
ma soprattutto, si apprendeva il mistero più grande: “la nascita di Gesù”, quel piccolo, ma grande Bambino, che voluto da Dio ha portato gioia, speranza e amore a tutta l’umanità. Oggi
nelle scuole non si può parlare più di Gesù, di Maria…, e l’insegnante deve stare attenta a quello che dice e al tono di voce con cui presenta gli argomenti. Si sta dando spazio al volere dei
genitori e a coloro che dovrebbero adattarsi alla nostra cultura.
E poi tutti restiamo basiti quando tra i giovani trionfa la ribellione, la cattiveria. Fin da piccoli è necessario presentare i valori sociali e cristiani se vogliamo che i giovani
siano nella società protagonisti di amore e di fratellanza. E, qualora i valori trasmessi ai bambini, una volta adulti, venissero rifiutati, nella loro coscienza restano sempre parole e ricordi di quei presepi o quant’altro
realizzati nell’infanzia che li hanno resi felici.
Pertanto mi rivolgo ai ministri della Chiesa. “Non me ne vogliate”, penso che anche voi conoscete tante testimonianze dei fedeli. È bene, quindi, valorizzare le osservazioni
fatte dai laici, dai quali volete essere aiutati, ma non sempre condividete le loro idee. Non è mio compito indicare alla Chiesa cos’è opportuno fare per potenziare i periodi più salienti dell’anno
liturgico soprattutto il Natale.
Ciò che ritengo sia necessario fare, ed anche subito, è aiutare le famiglie che vorrebbero conservare i valori cristiani e proporli ai bambini, come avrebbe voluto fare
la nonna di Milano che, sul giornale, ha descritto l’esperienza vissuta nei giorni precedenti alla festività del Santo Natale.