La Chiesa tra conformisti e anticonformisti: cosa fare?
Pubblicato da Domenico Palmieri in Monte del Carmelo n66 · Lunedì 09 Set 2024
Prima di introdurre l’argomento è importante definire il significato dei termini. Conformista è colui che si adatta e si adegua nel comportamento complessivo di
idee, aspetto e regole alla forma del gruppo cui appartiene.
Anticonformista è chi si dimostra nel modo di pensare e di vivere, avverso ad alcune forme di comportamento e di idee prevalenti nel conformista.
Riferendoli alla vita della Chiesa potremmo dire che del primo gruppo fanno parte le persone che acriticamente seguono le indicazioni della Chiesa cercando di attenersi per quanto possibile
ad esse, oppure che riducono la vita di fede ad un’esperienza saltuaria in occasione delle grandi ricorrenze (Natale, Pasqua…) o degli eventi (battesimi, cresime…). Del secondo gruppo potremmo dire che fanno
parte gli uomini e le donne, tra giovani e adulti, che, da anni, cercano con maggiore consapevolezza e con interessamento sincero di comprendere le ragioni della fede, anche con domande che possono risultare scomode. In tale
ricerca spesso però noto sempre più che non sono sostenuti. Anzi, capita talvolta di essere zittiti se tali domande sono poste pubblicamente, salvo che poi molti sacerdoti e laici in privato dichiarano di condividere
le istanze poste. Manca molto spesso il coraggio di un dialogo schietto, che possa aiutare il confronto, ma anche e soprattutto la comprensione di fronte a una società a cui non basta più il principio di autorità
per accettare alcune posizioni come “vere”.
Viene spontaneo chiedersi chi debba parlare ai giovani che non vogliono dare per scontato quello che gli viene proposto, ma al contrario desiderano confrontarsi con altri per raggiungere
un punto di vista condiviso?
Spesso la famiglia non è in grado di assolvere a tale compito, perché i genitori non sempre sono in possesso delle competenze per affrontare con i figli determinati argomenti.
Anche la scuola è in difficoltà in quanto, qualora venga richiesta la partecipazione al programma di religione, i docenti, e per le poche ore destinate alla materia, ma soprattutto per le diverse disposizioni
subentrate nell’insegnamento della religione, che sono tenuti a rispettare, devono stare molto attenti a cosa proporre agli alunni, per non essere ripresi dai genitori o dal dirigente della scuola. Di conseguenza, a
mio avviso spetta specificamente alla Chiesa, essere quel terreno di incontro fra i dubbi etici ed esistenziali degli uomini del nostro tempo e le verità della Fede. E benché la Chiesa siamo tutti, in questo
caso sono chiamati in causa per ovvi motivi principalmente persone qualificate come cardinali, vescovi, sacerdoti, teologi, laici impegnati che possono rispondere con competenza alle domande rivolte dalla gente.
Gli argomenti sulla fede, assai delicati e particolari non sono facili da spiegare, né tantomeno possono essere banalizzati. È necessario analizzare con la giusta profondità
le varie tematiche. Ciò lo può fare solo chi ha una adeguata cultura sull’argomento.
Pertanto, se vogliamo che la Chiesa, che vive - ammettiamolo - una crisi di partecipazione e di autorità, trovi nuova linfa, cosa potremmo fare affinché i giovani acquistino
fiducia nella Chiesa e nei suoi rappresentanti e la inizino a frequentare? Certamente non saranno le belle omelie fatte da cardinali, vescovi e sacerdoti, benché importanti, a far cambiare rotta, anche perché
le stesse vengono rivolte a chi già partecipa alle cerimonie religiose. Invece a mio avviso è soprattutto il testimoniare con l’esempio, la fede, la carità, che può condurre di nuovo nel seno
della Chiesa tante persone, anche quelle “smarrite” come fece Gesù.
Di conseguenza urge a mio avviso organizzare attività che avvicinino le persone; e una volta avvicinate, rispettare le idee di ciascuno, lasciar parlare tutti per verificare
i lati positivi e negativi e accettare qualche loro proposta, benché non condividiamo del tutto l’idea presentata. Sarebbe bene anche organizzare corsi di formazione almeno di due mesi, in locali appartenenti
alla chiesa, ma distanti da essa. A guidare il corso ci dovrebbero essere professori, come detto prima, di alto spessore, disponibili a rispondere alle domande rivolte dai partecipanti secondo gli insegnamenti della Parola,
fonte della nostra sapienza, ma anche con competenze che spazino dalla filosofia alla psicologia, alle scienze sociali a seconda di quale sia l’oggetto della riflessione. E per ottenere una maggiore partecipazione si
potrebbe rilasciare un attestato di frequenza con un punteggio valevole per i concorsi, come avveniva negli anni ‘70.
Mi auguro che quanto scritto e queste piccole proposte vengano lette da tanti e soprattutto dai ministri della Chiesa, affinché qualcuno possa iniziare ad organizzare valide
iniziative per il bene della Chiesa e della comunità, perché possa crescere sempre più come realtà viva, testimonianza tangibile della Verità che proclama.