Alberto Da Castello e il suo rosario della gloriosa Vergine Maria
Pubblicato da Angelo Sconosciuto in monte del Carmelo n68 · Giovedì 02 Gen 2025 · 2:45
«Nella inclita citta de Venetia: studiosissimamente impresso per Marchio Sessa & Piero da la Serena compagni, 1524 adi XV Decembrio». Mezzo millennio addietro, proprio
nel mese di dicembre l’opera fu conclusa. Parliamo del «Rosario dela gloriosa Vergine Maria» di Alberto da Castello, «domenicano nel convento dei SS. Giovanni e Paolo – dicono gli storici della
Chiesa -, nato a Venezia nel sestiere di Castello, da cui prese il nome, intorno al 1450-1455, morto nel 1522».
Opera postuma? Edizione postuma, piuttosto, perché la stessa compagnia di stampatori, diede alla luce la prima «adi xxvij de marzo», quasi in articulo mortis e poi,
sempre e solo a Venezia, il «Rosario» conobbe almeno una trentina di edizioni fra il 1534 ed il 1599, molte volte «ricorretto con nuoue et belle figure adornato» e la fama superò ben oltre il
XVI secolo.
Tutta la sua bravura di predicatore e di frate innamorato di Maria è in questa sua opera e non solo. Mons. Ubaldo Mannucci, che proprio un secolo addietro diede alla stampe un
notissimo manuale di Patrologia, fu invitato dall’Istituto dell’Enciclopedia italiana, nel 1929, a redigere una breve voce sul padre Alberto e, ricordandolo come «specialmente benemerito per la storia del suo ordine», scrive: «Oltre l'edizione della Bibbia cum apparatu (cioè con diligente raccolta dei paralleli del V. e N.T.) del 1506, del Pontificale Romano coi commenti del Burcardo (Venezia 1520), delle Constitutiones dell'ordine ecc., pubblicò un Catalogus illustrium Ordinis virorum della sua provincia (Venezia 1501), il Catalogus sanctorum di Pietro de Natalibus, la Chronica brevis ab initio Ordinis (1504) con preziose notizie, un Defensorium e altri opuscoli ascetici, patristici e apologetici, tra cui, importante per la iconografia religiosa,
un Rosario de la gloriosa Vergine Maria, cioè i misteri del Rosario incisi in legno a uso degl'illetterati». Ma quell’«a uso degl'illetterati»
non tragga in inganno. È vero, ci sono belle incisioni nel libro, ma sono i contenuti esplicitati, che lo fanno davvero interessante e che lo rendono presente in famose biblioteche. Ad esempio quella di Paolo Borghese,
principe di Sulmona: occupa, proprio l’edizione del 1524, il lotto 1364 del catalogo di vendita all’asta della stessa, cosa che avvenne da lunedì 16 maggio a sabato 7 giugno 1892. Superate le pagine introduttive
sull’istituzione e sull’approvazione di Sisto IV, è interessante leggere – benché i caratteri gotici non aiutino – il «Rosario Gaudioso», quello «Doloroso» e quello
«Glorioso»: un vangelo per immagini con tantissime incisioni, preceduto dalle «Costituzioni e ordinazioni della fraternita del Rosario», dalle «Indulgenze del Rosario» e ancora da «che
cosa si debbe meditare durante il Rosario». E per comprendere che questa importantissima preghiera è davvero quella più diffusa, perché consente anche a chi è “illetterato” di
meditare sul Vangelo ecco i capitoli finali: «Espositione breve del Ave Maria» ed «Espositione breve del Pater Noster», quindi per comprenderne l’importanza i «Miracoli stupendi fatti per
virtù del Rosario». C’è un tratto comune a queste narrazioni: la fede di chi ha sperimentato l’amore di Maria.